Link è stato protagonista di così tanti videogames diversi che la sua età, il suo aspetto, la sua stessa identità in ogni avventura non sono state di dominio pubblico fino a quando, in onore del venticinquesimo anniversario della serie, un libro-guida ha raccontato per filo e per segno la sua storia, con tanto di disposizione cronologica esatta di ogni titolo (vedere --->QUI<---). Così, finalmente, i fan più accaniti hanno avuto conferma dei loro sospetti spazio-temporali, verificando con esattezza quando e dove sono accaduti i fatti di alcuni esemplari particolari, eccezionali, dotati di uno charme unico in virtù di alcune caratteristiche che hanno segnato un vero e proprio turning point verso nuovi orizzonti della saga. Andiamo con ordine, partendo dal progenitore di questa "serie nella serie".
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Un'immagine da ZELDA 128 |
E' il 2001, e ci troviamo allo SPACE WORLD, un parco tematico in Giappone, a Kitakyushu, in seguito alla presentazione di alcuni modelli poligonali realistici di un combattimento LINK VS GANODORF per un gioco dal nome in codice THE LEGEND OF ZELDA 128. Shigeru Miyamoto presentò proprio in questa occasione nuove immagini e nuovi modelli completamente diversi, dallo stile grafico particolare, in grado di sfruttare le potenzialità del nuovo GAMECUBE, soddisfacendo così le volontà degli sviluppatori e dei fruitori, sebbene in modo diverso da come ci si immaginava. Lo stile adottato infatti era teso a compiacere tanto i più datati giocatori quanto gli utenti meno "stagionati", disegnando una storia dai contorni pastello, colorata e cartoonesca, divertente ed assolutamente nuova. Un esperimento di queste proporzioni, in un momento particolare della storia dei videogiochi, un momento in cui la grafica realistica cominciava a presentarsi prepotentemente come una delle principali componenti di un videogame in virtù del potenziamento delle piattaforme esistenti, un esperimento quindi in controtendenza non solo con le controparti concorrenti, ma anche con la storia di Zelda, una serie da sempre estremamente evocativa e seria, seppur fiabesca, poteva risolversi tanto con un successo incredibile quanto con un incredibile fiasco, come spesso accade alle idee più rivoluzionarie, che rimangono incomprese.
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BOMBAAAAAAA! |
Tuttavia l'ineguagliabile essenza di LEGEND OF ZELDA, KAZE NO TAKUTO, colpì il mercato come un pugno nello stomaco, sorprendendolo e producendo numerosissimi fans in tutto il globo, che iniziarono a seguire anche a ritroso le vicende del verde elfo dopo che la magia di questo gioco li aveva stregati. Pensate di non conoscere questo videogame? Beh, sbagliereste. Perchè il videogame di cui vi sto parlando è il celeberrimo ed apprezzatissimo THE LEGEND OF ZELDA: WIND WAKER. Tuttavia non è di lui che oggi mi appresto a parlare. Il gioco che mi interessa per questo articolo (credo che sappiate leggere XD) è THE LEGEND OF ZELDA: PHANTOM HOURGLASS. Seguendo le orme del titolo per Gamecube, un po' per riproporre e celebrare il suo successo, un po' per assecondare i limiti grafici del Nintendo DS, che con una grafica realistica non avrebbe offerto altro che un gioco spigoloso e poco attraente, specialmente se confrontato con gli esemplari per Gamecube e Wii, disegna un gioco dall'apparenza, nonchè dalla sostanza, del tutto simile a quella di Wind Waker. Insomma, ci troviamo di fronte ad un gran gioco.
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Phantom Hourglass ha anche una modalità multiplayer abbastanza divertente |
UN RACCONTO EPICO
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Le sezioni marittime sono molto impegnative! |
Fin dal preludio introduttivo, PHANTOM HOURGLASS si insinua nei ricordi di chi ha provato ed apprezzato Wind Waker proponendoci le leggende di un passato lontano attraverso una metodologia familiare, ossia attraverso disegni e dialoghi dal sapore arcaico, come si confà alle fiabe tramandate di padre in figlio (di nonna in nipote perchè no, if u know what I mean), in modo che una storia si trasforma ad ogni passaggio di mano, senza snaturarsi, anzi, assorbendo le conoscenze di chi le ha raccontate e crescendo fino a diventare leggende. Un eroe, un salvatore appartenente ad una popolazione dimenticata forgiata dal fuoco di mille battaglie, indurita dalle difficoltà affrontate e segnata da cicatrici più eloquenti di qualunque elogio. Sconfitto, il male si ritirò nell’ombra, senza mai scomparire del tutto, perchè anch’egli è necessario quanto il sole a mantenere l’equilibrio sulla terra. Ed anche se stavolta la storia è raccontata da un buffo e giovane pirata sdentato non perde un briciolo di intensità, divertendoci con l’esilarante narratore ed incuriosendoci con i suoi infiniti possibili sviluppi futuri. Solcando i mari passano i loro giorni questi piccoli uomini, capitanati da una donna forte e coraggiosa, Dazel, accompagnati dal sopito discendente degli Hyruliani, inconsapevole dei suoi celebri natali.
Ma persino il più azzurro dei cieli può nascondere insidie e pericoli, se nuvole nere e vento spazzano via la calma dai cuori e la fresca brezza marina dalle narici. Una gigantesca e spaventosa nave fantasma giunta direttamente dall’inferno solca le onde incurante di ciò che viene malauguratamente a trovarsi sul proprio cammino. Una storiella per piratucoli direte voi! Nata per spaventare i meno coraggiosi in modo che desistano dal mettersi in mare aperto alla ventura. Oppure no? Cosa fare se il sole si oscura, la nebbia avvolge i pensieri ed un freddo pungente penetra nelle ossa fermandoci il cuore nel petto? Qualcosa si rivela di fronte al nostro eroe...LA NAVE FANTASMA! In un turbine di eventi inesplicabili al momento, Dazel decide di esplorare la nave, ma qualcosa non va! Un urlo, ed in un lampo Link si lancia al salvataggio, ma scivola e cade in acqua, ai piedi del veliero nero come la notte, mentre dello stesso colore si tinge la vista del paladino, che cade in un agitato oblio di incubi. E mentre Dazel implora l’eroe di venirla a salvare, sprofondando, affogando nel nulla, una voce risveglia Link, che si trova solo, sdraiato sulla terraferma, confuso.
Una piccola fatina smemorata che ha dimenticato le sue origini, Sceila, prende in simpatia l’eroe, e lo accompagna dal “nonno” Oshus, un saggio che, senza dubbio, sarà in grado di offrire ausilio a Link con la sua esperienza centenaria e le sue conoscenze apparentemente illimitate. Inizia così un viaggio attraverso i mari, in compagnia dell’immancabile compagna svolazzante, portati dal veliero del “nobile” (anche se non si direbbe) Capitano Linebeck sfidando nemici di ogni foggia e sorta con strumenti ed armi da sogno, su prati verdi e grotte anguste, templi maledetti e venefici brulicanti di armature maledette indistruttibili, animate dallo spirito del CHAOS, BELLUM, che vuole impadronirsi del mondo eliminando completamente dalla realtà il Re MAR. Link, coraggioso come sempre, si riesce a farsi forte anche nelle piccole vesti verdi di un giovane innamorato che vuole salvare il mondo e la sua bella da un destino più amaro della morte, sconfiggendo il male una volta per tutte...
WIND WAKER SU DUE SCHERMI
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Calcio rotante! AH NO! XD |
Lo stile è inconfondibile, non ci si può sbagliare. I modelli poligonali che hanno caratterizzato il personaggio di Link in Wind Waker (il che, essendone il seguito è anche normale), quelli utilizzati anche in Smash Bros Brawl per Wii per il personaggio di LINK CARTONE, riescono a comunicare con pochi tratti un volto dall’espressività elevatissima, un Link che si fa capire senza mai proferir parola. Testa grande, occhioni da Bambi e una virgola per naso, eppure non manca davvero nulla all’Hyruliano per commuoverci ed emozionarci come quando, nel febbraio 1986, non aveva altro che un puntino marrone al posto dell’occhio ed una macchia di Pixel al posto degli abiti. Il 19 ottobre 2007 la clessidra fantasma iniziò a far scorrere i suoi granelli uno dopo l’altro, sotto l’occhio attento di una critica spietata, che pure decretò il successo del titolo valutandolo più che eccellente. La storia è lunga ed intricata, con una world map decisamente grande che ci porta a veleggiare a lungo saltando ostacoli ed abbattendo mostri con il cannone, fino a far porto su isole sperdute abitate e non, tutte, senza eccezioni, ricche di segreti ed enigmi da risolvere sfruttando il doppio schermo del DS. Già perchè anche se la piattaforma è più piccola e meno dettagliata, tutto si può dire tranne che il gioco stesso si sia ridotto di dimensioni. Il profumo caratteristico delle avventure Zeldiane è più forte che mai, mentre le capacità grafiche del DS sono ben sfruttate senza bisogno di stiracchiarle. I comandi seguono ed assecondano i virtuosismi del doppio schermo, sfruttato nei modi più disparati.
Avete mai pensato, ad esempio, a prendere appunti direttamente sulla console per uscire da enigmi particolari come combinazioni numeriche e leve da tirare? In Phantom Hourglass questa possibilità è generosamente offerta dal touch screen, che ci fa disegnare appunti vari direttamente sulla mappa del Dungeon. I movimenti sono inoltre interamente dedicati sempre al touch screen, usato poi anche per disegnare la rotta sul mare, per lanciare il boomerang ed in generale per interagire con il mondo circostante. Soffiando, parlando, urlando sul microfono possiamo poi entrare ancor più profondamente nella parte, come se fossimo nel gioco, mentre sullo schermo superiore si visualizza costantemente la mappa. Insomma, un gioco da “toccare con mano” hahahahahahahaha...no?...NO?...Ok, battuta squallida, andiamo avanti va -.-”
I Boss di fine Dungeon poi sono veramente ben pensati, ben disegnati, ben calibrati e perfettamente valorizzati dal labirinto che li precede, senza eccezioni. Difficile annoiarsi combattendo un gigantesco DINOSAURO ROTOLANTE no? Avanzando la curva di livello si impenna senza fretta, ma portando comunque verso dei finali che necessiteranno di prontezza di riflessi ed intelligenza, in modo da comprendere velocemente il punto debole dell’avversario o perire inesorabilmente tentando. Il motto è sempre lo stesso: sbagliando (morendo in questo caso) si impara! Non rimpiangerete gli scontri di Wind Waker, ma nemmeno quelli di un Kratos, di un Final Fantasy, di un qualunque videogame in generale. Non crediate che l’aspetto cartoonesco pregiudichi la bontà della sfida, perchè dietro i pixel colorati ad arte si nascondono degli ossi duri da buttar giù. Non che voglia paragonare il gioco ponendogli di fianco i parametri di videogame così diversi da Link e compari, solo voglio rendere l’idea che tutto in questo piccolo mondo marittimo nasconde enormi potenzialità, sorprendendo il giocatore ad ogni piè sospinto. Lascio a voi scoprire come superare gli ostacoli delle sfide...non voglio rovinarvi la sorpresa ;)
IN CONCLUSIONE
Bello, davvero bello questo seguito, che non fa affatto sfigurare il nonnetto viola offrendo una qualità Linkata (collegata hahahaha) a mamma Nintendo, che proprio non riesce, neanche provandoci, a far venire male un gioco di Zelda (o di Super Mario, o di Pokemon, ecc.ecc.). La colonna sonora porta inevitabilmente a fischiettare dopo appena cinque minuti di gioco, saltellando nelle orecchie e rimbalzando nella memoria indietro di molti anni, commuovendoci. Un gigante “impacchettato” in una cassettina di pochi centimetri, stiloso come pochi e caratterizzato da un’unicità che conduce verso un’unica direzione possibile: un videogioco di Zelda moderno e tuttavia eterno. La classe non è acqua, ma il mare di THE LEGEND OF ZELDA, PHANTOM HOURGLASS, di classe ne ha da vendere. I più giovani si innamoreranno delle storie di Zelda, sentiranno il bisogno, il desiderio di provare le vecchie avventure di Hyrule, trovandosi spiazzati da un gameplay INVARIATO DA 25 ANNI, che si è evoluto, riconfigurato, migliorato, mantenendo tuttavia sempre la sua forza spirituale. Ma dopotutto l’ho ripetuto più volte nella mia vita: non è forse questa la vera fonte del successo della NINTENDO? Regalarci emozioni sempre nuove e diverse con cose che già conosciamo, sorprenderci ogni volta con piatti saporiti e variamente colorati, cucinati a regola d’arte con gli ingredienti che più ci piacciono, una ciotola di amore, un bicchiere di quotidianità ed una generosa spolverata di sorprese, novità incredibili sempre amalgamate con il resto in modo che si senta la loro presenza, senza monopolizzare l’attenzione contro di loro. Non a caso, THE LEGEND OF ZELDA PHANTOM HOURGLASS, è e rimarrà sempre nella TOP TEN assoluta del Nintendo DS, come un classico senza età che piace a giovani, adolescenti ed adulti, intonato, colorato e leggendario. 10 su 10, e buonanotte.
BENE! Alla prossima avventura dunque! Non dimenticate di lasciare in pace i polli nel gioco...io vi ho avvertito ;)
GIOCARE (CON I POLLI) PER CREDERE!
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